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Accademia KaraKorum: Percorso formativoAyurveda Yoga/Shiatsu/MTC e Insegnanti Yoga
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PAGINA IN ALLESTIMENTO PER I PROSSIMI EVENTI
Si ringrazia il Prof. Fabrizion Ferrari per l'Incontro/Studio 2023 si attende il prossimo appuntamento dopo la pausa estiva!
“Il prānāyāma nella cultura rituale e medica dell’India” Durante il periodo vedico antico (1750-1200 a. C.), la guarigione dalle malattie e la longevità (ā́yus) dipendevano principalmente da esorcismi e riti magici intesi a salvaguardare la vita e a proteggere la regolarità e continuità dei soffi vitali. Nel periodo successivo, con l’affermarsi di varie tradizioni ascetiche, l’abilità di regolare il respiro (prānāyāma) diviene funzionale al controllo della mente, del cuore e del corpo mentre la sua interruzione e/o regolazione consente di distruggere malattie, colpe e peccati, e permette la liberazione. A partire dai primi secoli d.C., forme di controllo del respiro sono attestate in testi mitologici, rituali, normativi e filosofici, e riflettono una pratica largamente diffusa tesa ad ottenere una lunga vita o persino l’immortalità. La tradizione āyurvedica ha invece sempre rifiutato di considerare il prānāyāma e i potenziali aspetti positivi della sua pratica. Ciò nonostante i compendi āyurvedici classici non hanno considerato con dovizia gli aspetti potenzialmente terapeutici del prānāyāma. La relazione andrà ad esplorare le ragioni storiche, socio-economiche e culturali all’origine di un presunto pregiudizio ideologico dei vaidya nei confronti della cultura rituale e ascetica. L’intervento propone una ricostruzione delle più antiche forme di controllo del respiro ed esamina le ragioni storiche e ideologiche per cui la classe medica indiana ha ignorato tale pratica fino al XX secolo, quando varie forme di Yoga sono state integrate nell’Āyurveda, la relazione andrà ad esplorare le ragioni storiche, socio-economiche e culturali all’origine di un presunto pregiudizio ideologico dei vaidya nei confronti della cultura rituale e ascetica.
Fabrizio Ferrari Professore ordinario di storia delle religioni Presidente del Corso di Laurea Magistrale in Scienze delle Religioni Dipartimento di Scienze Storiche, Geografiche e dell’Antichità (DiSSGeA) Università degli Studi di Padova DIPLOMI 1999: Laurea in Lingue e Letterature Orientali (hindi, sanscrito), Università Ca’ Foscari Venezia: 110 e lode 2005: Ph.D. (Middle Bengali literature and Bengali folk religions), Department of the Languages and Cultures of South Asia, SOAS (School of Oriel and African Studies), University of London 2007: SOAS (School of Ontariental and African Studies), University of London: Post-doctoral Research Associate in the Study of Religions. 2009: Postgraduate Certificate in Teaching in Higher Education (MA equivalent), University of Chester POSIZIONI ACCADEMICHE Professore ordinario di storia delle religioni Dipartimento di Scienze Storiche, Geografiche e dell’Antichità (DiSSGeA)Università degli Studi di Padova 2012–2018: Professor of Religious Studies, Department of Theology and Religious Studies, University of Chester 2009–2012: Senior Lecturer in Religious Studies, Department of Theology and Religious Studies, University of Chester 2007– 2009: Lecturer in Religious Studies, Department of Theology and Religious Studies, University of Chester 2006–2007: Teaching assistant (Study of Religions; South Asian Religions). Department of Religious Studies, School of Oriental and African Studies, University of London ll seminario è rivolto a chi pratica e insegna Yoga, Ayurveda, Shiatsu, MTC, a medici, erboristi, operatori del benessere, estetiste, operatori naturopati bioenergetici, studenti, curiosi, studiosi, a tutti coloro che desiderano comprendere, approfondire, conoscere
Orari Lunedì mattina 10.00 alle 13.00 circa Le iscrizioni sono aperte Per informazioni e iscrizioni: Centro Manipura 049 2610735 e-mail: manipurapd@libero.it
Si ringrazia il Dott. Iannaccone per Seminario 2022/23, si attende il prossimo appuntamento dopo la pausa estiva!
ARGOMENTO DELL'ULTIMO SEMINARIO SUONI MISTICI E SUONI DI POTERE I MANTRA NELLA TRADIZIONE SANSCRITA, NELL'AYURVEDA e NELLO YOGA Non è possibile raffigurare compiutamente il mondo sanscrito, la filosofia e la religione indiana e, forse l’India stessa, senza fare riferimento ai mantra, che di quell'universo culturale costituiscono uno degli aspetti più originali, ricchi e complessi. I mantra, suoni-parole-formule carichi di potere e di energia, sono tanto celebrati e venerati, talvolta temuti, quanto sfuggenti alla comprensione, non definibili e non classificabili. Avvicinarsi al mondo composito dei mantra significa entrare in una dimensione che è allo stesso tempo magica, spirituale, filosofica, musicale, terapeutica e finanche grammaticale. Il seminario che si svolgerà in due giornate (domenica) tratterà del percorso storico dei mantra, dai Veda al tantrismo, soffermandosi sugli aspetti più importanti e cercando al contempo di rispondere ad alcune domande decisive: - I mantra hanno o meno un significato? - Da dove provengono? Sono essi umani o divini? - Da dove traggono la loro forza e il loro potere? - Vanno utilizzati o meno? E se sì, come? E infine, come "fabbricare" un mantra che risulti adatto per un particolare individuo? I mantra verranno studiati in relazione all’Āyurveda, dunque in relazione al loro potere terapeutico, ai Veda, dunque in relazione al loro potere magico, e al tantrismo, dunque in relazione al loro potere salvifico. Dott . Ernesto Iannaccone: medico chirurgo, medico ayurvedico, specialista in Igiene e Medicina Preventiva, autore di numerose pubblicazioni sulla Medicina Ayurvedica. E’ annoverato tra i maggiori esponenti europei di Medicina Ayurvedica, si occupa di Ayurveda dal 1985 circa, si è formato presso la Maharishi Vedic University, Vlodrop, Olanda. Ha compiuto lunghi soggiorni e di studio in India presso svariate istituzioni ospedaliere ed universitarie la Maharishi Word Center for Ayurveda, Maharishi Nagar, Delhi, dove ha ricevuto gli insegnamenti dai maggiori esperti in Ayurveda. Nel 1989 ha fondato con altri medici l’Associazione Medica Maharishi, della quale è presidente. Tiene regolarmente corsi di formazione di medicina ayurvedica rivolti a medici, operatori della salute, fa parte del corpo docente di Ayurvedic Point, Milano, attualmente è impegnato nella creazione di un ambulatorio ayurvedico nell’Ospedale Monaldi, ASL1, Napoli e nella traduzione e nella divulgazione dei testi classici dell'Ayurveda.
Autore di numerosi libri tra i quali citati alcuni: Formule d'Immortalità, Il cuore dell'Ayurveda, I disordini della mente, Il corpo immaginario dell'Ayurveda e la straordinaria Opera il “Il filo degli insegnamenti”. Si tratta di una splendida traduzione integrale del primo Libro (Sutrasthana) della Charaka Samhita, il più antico ed autorevole trattato antico sulla medicina ayurvedica con estratti dell’Ayurveda Dipika di Chakrapani. Studioso di sanscrito, è impegnato in un progetto di traduzione dei testi classici
I FONDAMENTI DELLA SALUTE UNA CONOSCENZA SENZA TEMPO PER QUESTO TEMPOL’Ayurveda viene ritenuta il più antico sistema di medicina naturale, le sue origine risalgono a migliaia di anni fa, l’Ayurveda è una scienza ETERNA, senza principio né fine. La tradizione dice che fu Brahma stesso, l’autore della creazione, a formulare i principi dell’Ayurveda rivelandoli solo alle divinità del cielo. Poi dei saggi compassionevoli vedendo l’umanità in preda a sofferenze e malattie si raccolsero sulle cime dell’Himalaya, nel posto più vicino al cielo, per chiedere a Brahma di far conoscere agli uomini i segreti della salute, il quale decise di inviare sulla Terra il messaggero Indra. I saggi scelsero come loro rappresentante Brihaspati, il più puro tra di essi che interrogò Indra, ricevendone la conoscenza che avrebbe alleviato le sofferenze dell’umanità. Questa storia, apparentemente ingenua, racchiude in realtà dei significati profondi: in primis è detto che l’Ayurveda ebbe origine con la creazione perché in realtà essa è la scienza della natura e le leggi di natura sono eterne e immutabili. Gli stessi principi della termodinamica che causarono l’espansione iniziale dell’universo subito dopo del Big Bang, causano ancora oggi la nascita e la morte delle stelle; gli stessi principi chimici e biologici che operano nel brodo primordiale per creare la vita, sono attivi anche oggi per consentire il perpetuarsi di questo miracolo. La natura fa e disfa, crea e distrugge, ma le leggi sottili che ne governano l’attività operano nella continuità. La seconda considerazione che emerge dal racconto è che i saggi ottennero la conoscenza della scienza della medicina immergendosi profondamente dentro se stessi. Calmi nel cuore e nella mente, essi conobbero le radici della vita e le infinite modalità attraverso cui si esprime. La loro coscienza funzionò come uno specchio cristallino su cui si poté riflettere la molteplicità delle leggi di natura. Si potrebbe facilmente obiettare che la conoscenza ottenuta in questo modo non sia affidabile, ma in realtà le cose stanno diversamente. Lo stesso Fleming, osservò più volte le muffe nel suo laboratorio ricoprire le colture, senza però trarre alcuna conclusione utile da questa osservazione, invero comune a quei tempi, i primi del ‘900. Fu solo in un momento di silenzio e di quiete interiore che egli fu folgorato dall’intuizione che le muffe potevano avere un effetto batteriostatico e, fu così, che nacque la penicillina, considerata una delle scoperte più importante dei nostri secoli. Lo stesso tema si ritrova in molte delle più grandi scoperte della storia dell’umanità: in qualche momento, per qualche motivo, un uomo, più spesso uno scienziato, ha avuto libero accesso ad un campo di infinito silenzio e creatività ed ha percepito con chiarezza i meccanismi più fini della creazione. Ed è questo probabilmente ciò che avvenne nella coscienza degli antiichi rishi (saggi) che formularono i principi dell’Ayurveda. Da questo punto di vista l’Ayurveda è molto più affidabile e scientifico della medicina moderna, perché i suoi principi sono ben saldi e radicati nella stessa natura della vita. Al contrario, la medicina moderna, che è molto giovane e non ha delle fondamenta solide su cui poggiare, salvo il così detto metodo sperimentale, è costretta a ritrattare continuamente ciò in precedenza aveva considerato come vero ed affidabile. La medicina di oggi vive in un alternarsi di successi e fallimenti, di speranze delusioni, si assiste spesso al ritiro dal commercio di farmaci scoperti inutili o perfino dannosi, dopo che per anni gli stessi erano stati considerati validi. Studi scientifici condotti da ricercatori esperti si contraddicono continuamente ed arrivano il più delle volte a conclusione diametralmente opposte, gettando i medici e i loro assistiti in uno stato di incertezza e confusione. Quindi l’Ayurveda fu grandemente apprezzata nell’antichità: in un’epoca lontana dal passato fiorirono in India università e centri di cultura presso i quali affluivano studiosi da ogni parte del mondo. Pur se non disponiamo di documenti certi al riguardo, molti indizi suffragano l’ipotesi che anche il grande Ippocrate, il padre della medicina occidentale, abbia mutuato molte sue teorie dall’Ayurveda. Gli stessi consigli sull’igiene di vita e sull’alimentazione che Ippocrate rivolgeva ai propri pazienti si ritrovano nei più antichi testi ayurvedici. Anche la teoria dei tre umori proposta da Ippocrate, è molto vicina alla teoria dell’Ayurveda. Comunque sia, è certo che la medicina ayurvedica ebbe grande fama nell’antichità, e fu detta “divina” a motivo della sua perfezione. Si dice che la conoscenza sia allo stesso tempo il bene più prezioso, ma anche il più fragile: questo si dimostro particolarmente vero nel caso dell’Ayurveda. I secoli passarono, dominazioni straniere si susseguirono in India portando ognuna con sé la propria cultura e le proprie credenze, e l’antica conoscenza cadde nell’oblio insieme alle sue gloriose università. La prima scienza della salute finì col perdere i suoi connotati originali e si mescolò con le culture d’importazione: il risultato fu che la purezza della conoscenza si perse e con essa la sua efficacia. L’Ayurveda non fu più in grado di prendersi cura della salute dell’individuo e della collettività e venne ben presto degradato al rango di medicina folcloristica e soppiantata da nuovi sistemi. Ma per fortuna la natura è benigna. In pochi rari posti, sconosciuti al resto del mondo, la fiaccola della conoscenza fu mantenuta viva e tramandata da padre a figlio, generazione dopo generazione. Alcuni testi originali furono preservati e su di essi continuarono a formarsi per secoli i più genuini ricercatori della conoscenza. Come un seme rimane a lungo nel terreno e germoglia quando le condizioni diventano propizie, così, quando si è avvertita l’esigenza, in Oriente come in Occidente, di un sistema della salute che fosse completo, efficace e a misura d’uomo, l’attenzione si è di nuovo rivolta verso l’Ayurveda: l’antica scienza della vita è stata riscoperta ed è tornata ad essere popolare. Le sue università hanno riacquistato prestigio e fama, i suoi esponenti hanno ricominciato a diffonderla nel mondo, ma non tutto era compiuto. C’era bisogno di un uomo che fosse in grado di restituire l’Ayurveda alla sua antica dignità, recuperandone i valori più profondi ed originali. Raccogliere i frammenti di un’antica scienza, ridotta dal tempo ad un ammasso di prescrizioni erboristiche, e restituire ad essi una forma ben definita. Non a caso quell’uomo doveva essere un indiano: Maharishi Maheh Yogi. Maharishi significa saggio e solo un saggio che personificasse realmente nella sua figura gli ideali della conoscenza poteva assumersi un compito simile. Così, a partire dagli anni sessanta, Maharishi cominciò a raccogliere intorno a sé i più validi esponenti in Ayurveda, ricostruendo pazientemente i fili spezzati e con la sua saggezza ha portato alla luce le basi stesse dell’Ayurveda, che risiedono nell’area trascendentale della vita, quella stessa area da cui ogni cosa che vive trae origine e mutamento. Ernesto Iannaccone |
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